Provateci con più donne!
E imparate a frequentarle in modo non esclusivo prima di impegnarvi in una relazione
Ogni volta che sento un uomo affermare, pure con una certa fierezza, cose come “io ci provo solo a colpo sicuro” o “io non potrei mai provarci con più ragazze”, mi viene in mente il maestro Yoda, che diceva “fare o non fare: non c'è provare” e ha passato, coerentemente, i suoi ultimi venticinque anni di vita in esilio in una palude, per non esser riuscito a sconfiggere l'imperatore Palpatine al suo primo ed unico tentativo.
Provarci a colpo sicuro è un'illusione. Possiamo farci avanti solo dopo aver ricevuto plateali segnali d'interesse; possiamo dire “mi ha illuso” o “è chiaramente lesbica” e trovare mille escamotage per proteggere il nostro ego quando il colpo non va a segno; ma non possiamo mai avere alcuna reale certezza che le nostre avances siano anche semplicemente gradite, figuriamoci accolte. Quello di indisporre qualcuna è un rischio inevitabile quando si espone la propria sessualità, e la cosa non dovrebbe stupire nessuno. Eppure sono tanti, troppi gli uomini che si comportano come se attendere pazientemente il momento giusto per investire tutte le proprie energie nel corteggiare l'unica e sola prediletta che a loro giudizio gli ha dato qualche segnale fosse una mossa furba ed efficace, oltre che onorevole.
Nel gergo della Red Pill, questa “mentalità da cecchino” è considerata parte del cosiddetto Beta Game: l'insieme di mosse su cui i fanalini di coda del mercato sessuale – la stragrande maggioranza degli uomini – puntano per bagnare il biscotto. Alla sua base vi sono almeno tre fallacie, ma prima di farvene il dovuto e noioso spiegone vorrei dilettarvi con qualcosa che, probabilmente, già da sé avrà un maggior impatto nel persuadervi che si tratta di una mentalità perdente: un elenco di due di picche ricevuti in ogni probabile e improbabile momento delle mie interazioni con svariate donne, da prima del contatto verbale fino a… dopo il contatto genitale.
Rullo di tamburi!
Senza che ancora aprissi bocca:
“Lascia stare, bello… qualsiasi cosa tu abbia in mente.”
“Ciao, amore!” (sollevando il telefono che non aveva squillato)
Alle prime parole di cortesia:
“Mi sa che il mio tram si ferma un po' più avanti… scusami, ci vediamo.”
“Ci stai provando con me? Ma che carino che sei! Guarda, il bagno è da quella parte.”
“Одлази, иначе ћу позвати полицију!”
Al momento di chiederle il numero di telefono:
“Guarda… non ho un telefono!”
“Non do il mio numero agli sconosciuti, al massimo puoi darmi il tuo.”
“Ma a che serve? Voglio dire… tanto ci vediamo sempre qui, no?”
“Scusa, ma non si nota che sono incinta?”
Dopo esserci scambiati il numero, alla proposta di un appuntamento:
“Guarda, è divertente messaggiare con te, ma in tutta onestà non mi ricordo chi sei!”
“Ah, mica l'avevo capito che volessi rivedermi! Scusa, ma sono fidanzata.”
“Ora son presa, magari quando finiscono gli esami. [...] No, intendo gli esami di settembre, passo l'estate a studiare.”
“Sì, sono il ragazzo di Martina. Cosa vuoi da lei? No, non te lo mando un vocale.”
Al momento di presentarsi all'appuntamento:
“Hey, scusami se non ti ho avvisato, spero non sia un problema se la mia amica viene con noi! Mi sento più tranquilla con lei.”
“Non so proprio come dirlo… sei tanto carino, ma non me la sento di vederti. Ho cercato di convincermi a farlo, ma è proprio un periodo di merda e non voglio vedere nessuno. Perdonami, lo so che ti sei fatto un'ora e mezza di strada per arrivare fin qui. Sono mortificata, mi sento una persona orribile, avrei dovuto dirti di non venire.”
Dopo averla baciata:
“Mi hai fatto rendere conto che desidero solo tornare con il mio ex.”
“Mi son fatta baciare perché mi hai fatto passare una bella serata, ma in realtà non ho sentito nessuna scintilla, non penso sia il caso di continuare.”
Dopo qualche appuntamento, cercando di invitarla a casa mia:
“Ma a casa tua a far cosa? A deprimerci al chiuso?”
“No, certe cose le faccio col mio fidanzato, al limite. Non con uno con cui esco, così.”
“Mi piaci abbastanza da baciarti, ma non abbastanza da venire a letto con te. Non so se si capisce.”
A danze iniziate:
“Scusa, ma guardandoti non mi sento a posto con il mio corpo.”
“Non riesco a eccitarmi, non hai abbastanza ciccia, non so dove mettere le mani!”
“Perdonami, con la testa vorrei scoparti, ma il mio corpo si rifiuta.”
“Ok, basta così. Mi hai fatta bagnare, non ti sta bene?”
“No, va bene tutto, ma dentro no. Sentirei di tradire il mio fidanzato.”
“Mi sembra che in questo momento tu abbia solo il sesso in testa e non mi piace.”
“私は白人の男の子がより大きいペニスを持っていると思った。”
A danze quasi concluse:
“Scusa, ma sono troppo stanca. Non ho voglia di finire.”
“Ti dispiace fare da solo? Io domani devo alzarmi presto per andare a lavoro.”
“Scusami, non ce la faccio, la tua faccia quando stai per venire mi fa troppo ridere!”
“Per questa volta ti lascio a metà, così la prossima mi salti addosso.”
“No, no, fermati! Poi come puliamo?”
A posteriori:
“Gli ho confessato che ci siamo baciati. Solo baciati. Non è successo nient'altro.”
“Cercavo e cerco una storia seria. Quella cosa che ho fatto lì con te non conta.”
“Non mi sei venuto dentro, quindi sono ancora vergine.”
Sono certo che almeno una di queste frasi abbia richiamato, alla lontana, qualcosa che avete vissuto in persona; più probabilmente fra le prime, anche se ai fini del discorso sono più rilevanti le ultime. Dove sta la linea fra il “mi ha respinto subito in modo inequivocabile” e il “me l'ha fatta spudoratamente annusare”? Difficile dirlo. Una donna può cambiare idea e decidere di negarsi per qualsiasi ragione e in qualsiasi momento. Può farlo per una parola sbagliata, per un uomo più interessante arrivato nel frattempo, per le amiche che le hanno fatto venire dei dubbi, perché si è sentita a disagio improvvisamente, per uno spot pubblicitario del WWF, per la fine della fase di ovulazione o per un'unghia incarnita. Può farlo dopo qualche minuto di conversazione, dopo aver dato il numero di telefono, dopo aver smaltito l'alcool, dopo un primo appuntamento, dopo un bacio, durante i preliminari o durante il sesso.
Grazie ai passi avanti che abbiamo fatto a suon di #MeToo e #BelieveWomen, ora anche dopo il sesso.
È fuor dubbio che arrivi un punto in cui ci si può legittimamente sentire presi in giro, ma resta che credere di avere strada libera o, peggio ancora, di essere “praticamente arrivati” con una donna perché fino al momento prima ha acconsentito a questo o a quello è un po' come fidarsi troppo delle previsioni del meteo. È giusto? No. Ma non sono qui per disquisire ciò che è giusto, sono qui per disquisire ciò che è, e come regolarvi per meglio affrontarlo. Leggasi: accettare che fallirete il più delle volte, spesso in situazioni che già date per scontate; che le donne con cui vi rapportate hanno molte, moltissime più opzioni di voi e, ora più che mai nel mondo delle applicazioni d'incontri, non si fanno scrupoli a sondarle in massa prima di decidere su chi puntare; che, alla luce di questo, concentrare le vostre energie su una sola alla volta quando avete appena iniziato a frequentarla o, peggio, ci state ancora provando, non solo non vi dà alcun valore aggiunto come uomo, ma è un ottimo modo per segarvi le gambe. Anche quelle.
Ho parlato di tre fallacie su cui si basa questa mentalità. La prima è la tendenza, universalmente maschile, a sovrastimare i segnali d'interesse sessuale. Sì, ha parlato con le sue amiche tutta la sera, ma mi ha sorriso una volta, ovviamente si aspettava una mossa da parte mia. Sì, sono sei giorni che non mi risponde al telefono, sta chiaramente facendo la difficile per spingermi a inseguirla di più. Sì, la sto aspettando da ore e non è ancora arrivata, dev'essere svenuta dall'emozione truccandosi per il nostro appuntamento. Sì, vostro onore, urlare “TOGLIMI LE MANI DI DOSSO, SCHIFOSO!” fa parte del nostro gioco di ruolo.
Perché questo? Perché nel caso maschile, al contrario di quello femminile, il costo biologico di un “falso positivo” è inferiore rispetto a quello di un “falso negativo”1: in parole povere, meglio vedere interesse dove non c'è e fare un tentativo a vuoto che rischiare di lasciarselo sfuggire e perdere un'opportunità riproduttiva.
Curiosamente però questo bias sembra essere più pronunciato negli uomini che si percepiscono più in alto nel mercato2 e che inseguono molte uscite disimpegnate a breve termine3, ragion per cui non ritengo sia il fattore determinante in questo caso, esattamente opposto. Vale anche la pena aggiungere che si manifesta più prepotentemente in presenza di donne più attraenti e quindi, almeno in teoria, più selettive. La cosa è controintuitiva, ma ha un senso: serve a dare ulteriore motivazione ad approcciare. Non fatevi trarre in inganno pensando che le nostre percezioni servano a darci una visione obiettiva della realtà: in questo caso servono a rendere più efficace il processo riproduttivo, polarizzandolo fra due estremi, premiando in modo sproporzionato gli uomini che già ce la fanno per indurli a continuare a provarci e punendo ulteriormente quelli che non ce la fanno per indurli a togliersi di mezzo e lasciare la strada libera.
E qui vorrei aprire aprire una parentesi, perché nel mio pubblico ci sono tanti uomini soli che ormai hanno rinunciato a provarci del tutto, anche con una singola donna, e sprofondano nelle fantasie suicidarie. Se vi ci ritrovate, ragazzi, quanto ho descritto è il motivo per cui questo è il vostro impulso, anziché quello di continuare a provarci finché non rimediate alla vostra solitudine. È appunto un impulso che fa l'interesse della selezione genetica e non il vostro. E anche se le mie speranze sono fievoli, vorrei davvero che saperlo fosse di sprono a qualcuno di voi per dire “Fanculo la selezione genetica, io troverò il modo per passare la mia faccia di merda alla prossima generazione!”.
Io l'ho ragionata così, mi sono iscritto in palestra e… ho perso i capelli. Ma ho sviluppato una passione, conosciuto tanti amici e scoperto un impellente bisogno femminile di dirmi “no, ma di solito non mi piacciono quelli muscolosi” mentre mi guardano come qualcuno in pieno sciopero della fame guarderebbe un prosciutto.
Tornando però agli uomini che, pur avendo l'iniziativa di provarci, tendono a fissarsi su una singola donna alla volta, se abbiamo visto che la fallacia che ho menzionato per prima li riguarda solo marginalmente, la seconda li cattura in modo più specifico, e consiste nel dare eccessiva importanza all'avere una storia bella da raccontare.
Non sembra, ma se anche ormai quasi nessuno crede più al mito dell'anima gemella e della predestinazione, tanti hanno ancora bisogno di dare dei contorni fiabeschi alle proprie vicende amorose, e questo li porta a mettere una donna al centro delle proprie attenzioni prima che sia arrivato il tempo.
Gli farebbe brutto dire agli immaginari futuri bambini che hanno conosciuto la loro mamma su Tinder e che inizialmente era solo una delle varie con cui stavano uscendo, quindi le attribuiscono da subito un ruolo speciale. Poco male se poi, all'atto pratico, è l'unica con cui escono perché nessun'altra li ha considerati, e lei nel frattempo sta uscendo con altri cinque prima di decidere chi le piaccia di più. L'importante è che la storia, con le dovute omissioni, suoni bene.
Il mio consiglio se cadete in questa trappola, ragazzi, è di cominciare a riconoscere le piccole frottole che vi raccontate per soddisfare un bisogno emotivo. Cosa per cui, nella mia esperienza, il più delle volte non vi manca la capacità, ma la volontà. Avreste paura di sprofondare nel cinismo se così non faceste, ed è una paura che capisco, ma altresì vi dico che nel tempo vederle disattese vi farà sprofondare in un cinismo ancora maggiore e quindi vi sprono ad aver paura delle cose giuste.
Peraltro aggiungo che ci si può raccontare storie bellissime senza per questo smettere di comportarsi secondo la propria pratica convenienza. E qui vi direi di prendere un po' esempio dalle donne, ma potreste fraintendermi. Perché esempio dalle donne probabilmente già lo prendete, ma nel modo sbagliato. La terza e ultima fallacia, di cui a ben vedere un po' la seconda fa parte, consiste proprio nell'identificazione col mondo femminile, o meglio, con quello che si percepisce essere il mondo femminile. Per spiegare questa, partirò un po' alla lontana.
In biologia esiste un termine, “sneaky fucker”, la cui origine viene comunemente attribuita a John Maynard Smith4, ma menzioni dello stesso si possono trovare nei lavori di John Krebs5 e Jeremy Cherfas6, a suggerire che fosse già in uso da almeno un paio di decenni prima di venire ufficializzato. Esso sta a indicare i maschi di una specie che, non potendo competere con successo in modo diretto nella selezione sessuale, adottano strategie subdole per riuscire ad accoppiarsi, tendenzialmente basate sull'inganno verso le femmine o verso altri maschi.
Una di queste è appunto camuffarsi da femmine, e un esempio particolarmente vistoso lo troviamo in alcune specie di seppia i cui maschi più piccoli hanno imparato a “spezzare” la propria livrea, cambiando colore a metà, quando si trovano in mezzo fra una femmina che stanno cercando di corteggiare e un maschio più grosso, mostrando alla prima un aspetto maschile e al secondo un aspetto femminile per sembrare inoffensivi e non essere tolti di mezzo. La furbizia dei maschi di seppia è abbastanza nota da aver generato a sua volta il termine “cuttlefishing” per designare il tipico modo di fare degli uomini che si definiscono alleati delle donne, atteggiandosi così da risultare inoffensivi rispetto agli altri.
A questi uomini, per inciso, fa comodo il moderno appiattimento dei generi: gli permette di confondersi meglio e al contempo reclamare una mascolinità che non hanno, tanto effimero e fluido è diventato il concetto della stessa. Ma non c'è bisogno di arrivare al loro estremo per essere dei “mimetisti” nel corteggiamento: quello di provarci con una sola donna alla volta è comunque un modo, seppure un po' soft, per cercare di arrivare a piacerle mostrandosi più simili a lei. È un'ennesima sfumatura del classico “io non sono come gli altri, io ti capisco meglio”.
Il problema sono i due presupposti assurdi da cui parte: che le donne si comportino effettivamente così E che desiderino ricevere lo stesso comportamento.
Il primo è vero in apparenza: una donna in genere non sente un gran bisogno di coltivare opzioni di riserva quando ha scelto un uomo e, appena si sente presa a sufficienza da questo, spesso accantona gli altri. Può farlo prima o dopo esserci andata a letto, ma in ogni caso può farlo contando sul fatto che questi altri si coltivino spontaneamente da soli. Se dopo qualche settimana dovesse andar male col primo della fila, li troverà dove li ha lasciati, ammesso ne sia interessata. A volte continuerà a trovarli pure dopo mesi o anni! Se non ci credete, provate a chiedere a qualsiasi amica vagamente carina appena tornata single quanti vecchi e nuovi spasimanti hanno cominciato a martellarla nel momento in cui si è saputo in giro.
Le implicazioni dello “stesso” comportamento da parte di un uomo sarebbero così diverse che è da scemi pensare di assimilarli. È altresì da scemi pensare che una donna trovi attraente vedere qualcuno puntare tutto su di lei prima di avere una ragionevole idea di dove le cose stiano andando. Un atteggiamento del genere, a cui segue un inevitabile “love bombing”, può risultare romantico in un film, ma la stragrande maggioranza delle donne socialmente aggiustate ad oggi, anche quelle che desiderano una storia seria, lo assimila ad un uomo che non ha altre opzioni; in molti casi, ne ha pure paura. Doveste trovarne una che lo apprezza e magari lo ricambia, al posto vostro mi farei venire il dubbio che abbia qualche problema relativo alla sfera della personalità o dell'attaccamento.
Le donne che spronano gli uomini a comportarsi “come loro”, dando dei morti di figa a quelli che assecondano il proprio naturale impulso a buttar la rete, non lo fanno perché realmente desiderano maggior selettività da parte maschile: se così fosse, non si incazzerebbero così tanto quando si vedono sbattuti in faccia i propri stessi standard – esempio: tu mi vuoi alto, io ti voglio magra. No, lo fanno perché limitare la nostra possibilità di scelta mette loro in una posizione di maggior controllo. E sia chiaro, cose del genere ce le facciamo reciprocamente: è purtroppo un'inevitabile conseguenza dei nostri conflittuali interessi biologici78, per i quali ci tocca trovare dei compromessi se vogliamo funzionare bene assieme.
Ma devono essere compromessi consapevoli, e per questo voglio realizziate che quando pensate che provarci e uscire con più donne equivalga a prenderle in giro, quando dite cose come “non potrei mai frequentarne più d'una per una questione di rispetto”, altro non mostrate che di aver interiorizzato una convenzione sociale femminile il cui scopo è farvi sentire in colpa per i vostri istinti naturali, in modo che riduciate da soli le vostre possibilità di scelta: una manipolazione a tutti gli effetti. E come ho già detto nell'articolo e nel video sulle più tipiche manipolazioni femminili, essa non è qualcosa di negativo in quanto tale, ma lo diventa dal momento in cui beneficia una sola delle parti a discapito dell'altra.
Significa dunque che, nel frequentare più donne, dovreste manipolarle? Non necessariamente. Se volete addentrarvi a fondo nella questione, anche sui vantaggi e gli svantaggi di diversi atteggiamenti ho già realizzato un articolo e un video molto schietti. A partire dalle considerazioni che troverete lì, qui vi dico che in ogni caso il maggior potere decisionale a riguardo lo avrete imparando a riconoscere e cavalcare la linea che rende la stessa cosa accettabile finché rimane nel sottotesto, ma un affronto troppo grande quando sbattuta in faccia. All'atto pratico, imparando a far intendere la vostra intenzione di non essere escusivi a partire dalle vostre azioni, prima che dalle vostre parole.
È questo ciò che intendevo prima per “prendere un po' esempio dalle donne”, giacché è questo ciò che in realtà le donne fanno di default: sanno intraprendere il ruolo di facile e di difficile in base all'uomo che hanno davanti; sanno essere ambigue al punto giusto da mantenersi le porte aperte senza lasciare che il nostro interesse sparisca; sanno comunicare in modo indiretto, dai gesti, dagli sguardi, dai segnali. Imparate a fare lo stesso: a dare percezione di valore limitando un minimo la vostra disponibilità; a esser velati il necessario, ma non più del necessario, nel dire che vi sentite liberi; a dare a chi iniziate a frequentare giusto quella punta di fondato sospetto che altre donne vi ronzino intorno.
Quando l'ansia data da questo sospetto diventerà troppo forte e il bisogno di maggior sicurezza comincerà a influenzare il suo comportamento, la vedrete passare a una forma di comunicazione esplicita. Cominceranno domande sulla scia di “dove stiamo andando?”, e a quel punto saprete di poter decidere se impegnarvi in una relazione con lei da una posizione di forza anziché di debolezza, in base al vostro reale desiderio di stare con lei e proprio con lei anziché alla mancanza di altre opzioni. Non puntate alla monogamia come all'obiettivo di una frequentazione, anche se è ciò che eventualmente desiderate; lasciate piuttosto sia la donna che frequentate a dimostrare di essere disposta a guadagnarsi la vostra attenzione esclusiva.
Ne perderete qualcuna così facendo? Sì. Ma se la state vedendo in questi termini, state sbagliando in partenza. L'idea dietro a questo modo di fare è acquisire la fiducia in voi stessi che deriva dal sapere di poter generare diverse opzioni, NON di costruire un filtro attraverso cui far passare la donna perfetta. Quella sarebbe, ancora, una mentalità da cecchino. Smettete di proiettare su delle sconosciute le vostre idealizzazioni. La donna perfetta non è un diamante che troverete in mezzo ai sassi: è la donna con cui metterete i giusti presupposti affinché sia lei ad entrare nel vostro “frame” e non il contrario.
E uno di questi è, appunto, che abbia avuto prova tangibile di non essere l'unica a cui potete aspirare.
Haselton, M. G., Buss, D. M. (2000) – Error management theory: A new perspective on biases in cross-sex mind reading
Haselton, M. G. (2003) – The sexual overperception bias: Evidence of a systematic bias in men from a survey of naturally occurring events
Perilloux, C., Easton, J. A., Buss, D. M. (2012) – The misperception of sexual interest
Smith, J. M. (1993) – Evolution and the Theory of Games
Krebs, J. (1978) – Behavioural Echology: An Evolutionary Approach
Cherfas, J. (1977) – Games Animals play
Li, N. P., Jonason, P. K. (2012) – Sexual Conflict in Mating Strategies
Buss, D. M. (2017) – Sexual Conflict in Human Mating
Attenzione però anche al contesto/zona e alla località in cui ci trova...in caso di un paese o di una piccola città di provincia dove la voce gira velocemente e le persone si conoscono il rischio di diventare quello che ci prova con tutte è molto alto...soprattutto se si collezionano tanti rifiuti...non c'e cosa più repellente per le donne di avere la pessima reputazione di quello che ci prova con tutte. In questi casi invece usare la tecnica del cecchino è d'obbligo. Nelle grandi città ovviamente nessun problema...puoi provarci anche a strascico.
P.s. Ho postato lo stesso messaggio sia qui che su youtube...chissà che non ne viene fuori un bel dibattito.. ditemi come fate voi e cosa ne pensate a riguardo.
"E qui vorrei aprire aprire una parentesi, perché nel mio pubblico ci sono tanti uomini soli che ormai hanno rinunciato a provarci del tutto, anche con una singola donna, e sprofondano nelle fantasie suicidarie."
Tranne per le fantasie citate, hai descritto me! Un abbraccio