Il vademecum contro le false accuse di violenza sessuale
Un articolo breve, leggero e per nulla controverso
Breve? L’ironia non mi manca davvero mai. Ma se doveste preferire ascoltarmi anziché leggermi, questo pippone interminabile lo trovate anche come video su YouTube:
Dunque… a costo di cadere in un gioco di parole non voluto, comincerò dicendo che l'argomento mi tocca nell’intimo da entrambi i lati. Se avete appena riso, siete anche voi delle cattive persone e possiamo accomodarci in questa conversazione fra pari.
Prima di mettermi a dispensare consigli pratici, però, mi tocca ahimé fare una corposa premessa. Questo perché una certa esperienza nell'affrontare l'argomento mi ha insegnato che il solo menzionare le false accuse di violenza come un vero problema darà a qualcuno la percezione che voglia negare, o quantomeno sminuire, quello dell'effettiva violenza. Ritengo la cosa francamente assurda, ma a scanso di equivoci stabilirò fin da subito che non è così. Ho detto che l'argomento mi tocca da entrambi i lati, d'altronde. Che cosa intendo?
Al di là delle mie esperienze dirette, conosco e sono in confidenza con diverse persone che di gravi reati a sfondo sessuale ne hanno subiti e altre che di averne attuati sono state ingiustamente accusate. Una del primo gruppo, una cara amica, ha trovato il coraggio di denunciare solo dopo diversi anni di psicoterapia, e non è riuscita ad avere alcuna giustizia; una del secondo gruppo ha avuto la mia testimonianza in sede legale, in quanto ero presente nel momento in cui il fatto “sarebbe” accaduto, e nonostante non fosse accaduto, a processo ancora in corso è stata costretta a cambiare lavoro e ad allontanare l’intera famiglia.
Quindi credetemi: quando mi sbilancio sulla questione, non lo faccio con leggerezza.
Non lo faccio in particolare quando cerco di assolvere il compito indegno e tutt'altro che semplice di capire quale sia la frequenza delle false accuse sul totale. Una meta-analisi di 20 studi sul cosiddetto false reporting effettuati in America, Regno Unito e Nuova Zelanda pubblicata nel 20061 mostra come molti di questi siano problematici. Lo stesso autore asserisce che la conclusione più schiacciante che se ne può trarre sia l’incompetenza metodologica con cui il problema viene studiato.
Vi sono prevalenze stimate fra l’1,5% e il 90%, ma gli studi con le stime più alte, oltre ad essere effettuati su campioni molto piccoli, commettono il grossolano errore di classificare come false accuse anche i casi di semplice non prosecuzione per mancanza di prove, oppure, pur considerando i soli casi in cui l’accusante ha ammesso apertamente di aver mentito, non sempre entrano nel merito di queste ammissioni.
Viceversa, gli studi con le stime più basse escludono automaticamente tutte le accuse non comprovate in via definitiva come false, dandole per autentiche. Lo fa, in un maldestro tentativo di screditare tutta la letteratura precedente, uno dei più citati in assoluto2 dai sostenitori della campana per cui il fenomeno sarebbe un non-problema, studio peraltro anch’esso effettuato su un campione minuscolo. E pur con questo criterio esageratamente restrittivo, trova una prevalenza del 6%. Per quel che vale, una media pesata dei 20 studi analizzati nella meta-analisi citata poc'anzi – sia quelli sovrastimati che quelli sottostimati – risulta in una prevalenza del 12,8%.
È spesso? Non è spesso? Un ulteriore studio relativamente famoso3 afferma sia una percentuale cinque volte più alta di quella di altri crimini, ma esso stesso si basa su dati limitati e di affidabilità non verificata. D’altra parte, va detto, dei tanti che hanno cercato di screditare questi dati, nessuno ne ha mai provato inequivocabilmente la non validità. È quindi giusto che per difendere la tesi al ribasso si scarti lo studio in questione, ma allo stesso tempo si ritengano automaticamente legittime tutte le accuse non inequivocabilmente provate come false?
L'amara realtà è che non abbiamo dati obiettivi sulla prevalenza delle false accuse di violenza, esattamente come non ne abbiamo su quella delle violenze non denunciate. Alla luce di questo, che siano frequenti o meno è un’affermazione basata unicamente sul giudizio personale. Nessuno ha torto, nessuno ha ragione. Tutto ciò che mi sento di dire è che sono frequenti quanto basta a preoccupare un'ampia platea di uomini, in particolare fra i fruitori regolari di contenuti inerenti l'androsfera.
Sì, ironicamente proprio una delle demografiche con il minor rischio di finire in situazioni ambigue con una donna.
Ma anche la demografica che mi sono posto di aiutare. E comincerò dando un consiglio in controtendenza rispetto a ciò che ci si aspetterebbe da un produttore di questi contenuti, ossia: prendetevene una pausa, ragazzi. Dico davvero, fatelo per la vostra sanità mentale, perché tutto il tempo che passate sui forum o su YouTube a sentire che le donne sono creature demoniache, in attesa di trovarvi impreparati per rovinarvi la vita appena ne hanno l'occasione, vi sta dando alla testa. Scatena in voi la percezione che casi estremi e sporadici siano la norma e una paura irrazionale tanto quanto quella delle donne che, a furia di sentire notizie di violenza, vanno nel panico ogni volta che si trovano sole con uno sconosciuto.
No, non verrete denunciati per molestia a causa un approccio impacciato, men che meno per violenza a causa di un rapporto deludente. Se poi ritenete che costellare una città di manifesti per cercare una ragazza o farle una multa per avere il suo nome e contattarla dai social siano mosse assimilabili ad approcci impacciati, allora, mi permetto, dovete imparare a stare un attimo al mondo. Motivo in più per spegnere il computer e uscire dalla vostra “man cave”.
Detto ciò, i timori più ragionevoli in genere vertono su due fronti: c'è chi ha paura che una ex moglie o compagna possa tirare fuori una falsa accusa per vendetta, e c'è chi ha paura che una sconosciuta, dopo essersi pentita di una serata, possa ritrattare il proprio consenso nei giorni successivi. I consigli che sto per darvi riguardano perlopiù la seconda situazione, ma concluderò questa papirica premessa confessandovi che fra quelli che temono la prima ci sono anch'io.
La ex in questione si è rifatta una vita, ha messo su famiglia e, in linea di massima, conto sul fatto che non abbia più alcun interesse o incentivo per farmi danno; ma chissà che le cose non possano cambiare, dovessi un giorno acquisire notorietà o raccontare la nostra storia per intero, pur preservando il suo anonimato.
Il mio errore con lei è stato, banalmente, mollarla solo quando la sua condotta, già grave da tempo, era ormai sfociata in un vero e proprio reato nei miei confronti. I segnali della sua instabilità psicologica erano ben visibili da che avevamo iniziato a frequentarci e pago lo scotto di averli ignorati. L'ho pagato fin da subito, considerato che nei mesi successivi alla rottura, dopo aver cercato di riavermi con gli espedienti più vili – fra i quali, neanche a farlo apposta, chiamarmi piangendo per dirmi di essere stata appena violentata – non si è fatta scrupoli a raccontare ai posteri di aver chiuso la relazione di propria iniziativa, dipingendomi nei peggiori modi.
In virtù di questo mio personale trascorso, dunque, il primo e più ovvio dei miei personali consigli su come evitare una falsa accusa di violenza riguarda tanto i rapporti occasionali quanto, a maggior ragione, quelli duraturi.
Evitate le donne palesemente instabili
Dovrebbe andar da sé, ma basta un occhio alla realtà per capire che non è così. Complice il fatto che l'uomo single medio, per come è messo, non può permettersi di essere troppo selettivo se spera di avere una vita sessuale, per tanti risulta difficile astenersi dal lanciarsi a gamba tesa in situazioni con più sirene d'allarme di un'autobotte dei vigili del fuoco che cerca di spegnere un'auto della polizia mentre l'ambulanza accorre. E questo, appunto, vale sia quando gli capita l'occasione disimpegnata che quando decidono di impegnarsi; cosa che, dove non avviene per obiettiva disperazione, spesso è secondaria ad un mal posto senso del dovere di aiutare una donna problematica, solo perché questa è disposta a darci sesso e affetto. Chiedetemi come faccio a saperlo.
Sì, io stesso nei miei vent'anni non sono stato il miglior esempio di cautela nei confronti di certe matte da legare, come ben sa chi leggeva fin dagli esordi la mia pagina Facebook, ai tempi chiamata “2 di Picche - Il ragazzo non è portato, però s'impegna” e presto scoprirà anche chi ha iniziato a leggermi qui su Substack man mano che rivisiterò e riproporrò i contenuti andati persi negli archivi. A questo proposito, se non lo avete già fatto, che ne dite di iscrivervi?
Ma sarà che ormai soffro del bias di un uomo molto più navigato della media, non sono d'accordo con chi dice che delle matte da legare non ci si accorge per tempo. In generale, dissento da questa idea che le donne siano maestre dell'inganno, molto comune fra le file di uomini che cercano l'ulteriore scusa per non esporsi. Trovo piuttosto che, nella stragrande maggioranza dei casi, siamo noi maestri nel non ascoltarle e non fare caso al loro comportamento quando abbiamo il sangue che affluisce ai testicoli.
Imparate a farvi coinvolgere nel processo di conoscenza di una persona senza lasciare che il vostro entusiasmo sessuale ed emotivo nei suoi confronti offuschi la vostra capacità di giudizio. Valutatela, in un certo senso, con la stessa dose di severo distacco con cui la valutereste se doveste presentarla come potenziale fidanzata al vostro migliore amico; vi assicuro che, nella stragrande maggioranza dei casi, pochissime settimane di frequentazione vi daranno elementi sufficienti a capire se dovete avere timori estremi a prenderci degli impegni.
L'esperienza, va detto, fa la sua parte. E qui, se posso darvi qualche consiglio di finezza maturata negli anni, superate il tabù dei partner precedenti, cercate di essere inquisitivi sul suo passato stando attenti a tenere per voi i vostri giudizi e diffidate se non si apre un minimo sull'argomento. Non cadete nell'inganno, tipico di chi ha qualcosa da nascondere, che il passato non conti. Per finire, non rifuggite le situazioni scomode per mantenere la patina di luna di miele: andatele anzi a cercare, nei limiti del ragionevole.
Volete scoprire davvero se una donna è impulsiva, vendicativa, propensa a fregarvi? Datele la possibilità di agire d'impulso, vendicarsi di un vostro piccolo torto, fregarvi finché può ancora farlo senza danneggiarvi troppo. Osservatela al suo peggio prima di metterle la vostra vita in mano.
Se in mano volete metterle solo l'uccello, il principio da adottare è fondamentalmente lo stesso, solo in modo più “compresso”: poche ore di vera conversazione, facendo qualcosa assieme – una piccola scommessa, un gioco, un favore, una confessione reciproca – vi faranno capire se dovete averne paura anche solo a trascorrerci la notte. In certe circostanze potete chiaramente fregarvi di molti più aspetti di lei che in una relazione a lungo termine sarebbero disfunzionali e potenzialmente pericolosi, come ad esempio una gelosia patologica, ma ce n'è uno nei confronti del quale non dovete assolutamente abbassare la guardia: la propensione a fare enormi stupidaggini per poi pentirsene a posteriori e ad elaborare le conseguenze delle proprie azioni in modo vittimista e deresponsabilizzante nei confronti di se stessa.
State lontani dall'alcool
I bei tempi in cui si scopava ubriachi e si poteva raccontare la mattina dopo “abbiamo scopato ubriachi” sono finiti.
Non è noto a molti al di fuori di chi ha particolare interesse in certi argomenti, ma qualsiasi alterazione dello stato di coscienza rischia di invalidare l'espressione legale di consenso. Consenso che, secondo certe moderne isterie, dovrebbe essere sempre esplicito, inequivocabile e continuo, a costo di snaturare l'atto stesso.
Ora, se da un lato per fortuna nessuna donna con un rapporto sano col sesso vorrà che le chiediate “posso toccarti?”, “posso spogliarti?” o, peggio che mai, “posso continuare?” a intermittenza, dall'altro mettere le condizioni affinché un eventuale dissenso possa essere chiaramente comunicato e recepito dovrebbe essere sacrosanto. L'alcool fa proprio il contrario, inibendo le capacità verbali e accentuando i comportamenti impulsivi già a livelli relativamente bassi di intossicazione.
Predispone inoltre a deresponsabilizzarsi da tutto ciò che si fa, e vi ho appena messi in guardia dalla tendenza di alcune donne a deresponsabilizzarsi, giacché si tratta di una delle cose più pericolose per un uomo in certi frangenti. È un attimo che “ci sono stata perché ero ubriaca” diventi “ha approfittato del fatto che fossi ubriaca”. Quando poi mancano pezzi di memoria, nemmeno serve che sia successo davvero qualcosa affinché vengano fatte insinuazioni.
Rifiutatevi di intrattenervi da soli con qualsiasi sconosciuta che non sia perfettamente lucida e consapevole. Fatene un comandamento. Esplicitatelo prima di un incontro se necessario, a costo di risultare pedanti. Si ubriaca? Chiamatele un taxi che la riporti a casa. E se trovate sia eccessivo, credetemi, per farvi cambiare idea basterà una volta: una volta in cui, in un atto di ingenua bontà, deciderete di accudire personalmente una sbronza marcia conosciuta a una festa e lei, non ricordandosi nulla il giorno dopo al di là della vostra presenza prima di svenire, chiederà in giro se le abbiate fatto qualcosa. Ogni riferimento ad eventi personali è da intendersi voluto.
Alcool e droghe di qualsiasi tipo non sono vostri alleati. Se avete bisogno di essere fatti o alticci per riuscire a sbloccarvi con una donna, vi consiglio caldamente di intraprendere un percorso per superare questa vostra ansia sociale. Se avete bisogno, viceversa, che lei sia fatta o alticcia per starci, beh… non so che dirvi, a parte che non vorrei mai avere a che fare con voi.
Prendete l'iniziativa, ma non siate insistenti
La tipica resistenza artefatta che alcune oppongono quando si sta per giungere ad un rapporto sessuale era nota nel vecchio mondo degli artisti del rimorchio, appunto, col nome di “last minute resistance”; una dinamica ascritta al più ampio concetto di “anti-slut defense”, ovvero l'insieme di tutte le azioni messe in atto da una donna per evitare di sembrare facile.
Quando se ne comprende il meccanismo psicologico di fondo ci si può sbizzarrire in diversi modi per eluderla, ma negli ultimi anni sono giunto alla personale conclusione che l'idea stessa sia ormai obsoleta. Non perché siano sparite quelle che la mettono in atto, ma perché nell'odierna cultura del sesso disimpegnato, in cui sindacare sulla facilità – vera o presunta – di una donna è diventato assimilabile ad un'offesa criminale, non c'è più alcuna legittima ragione che giustifichi fare la difficile a danze iniziate.
L'ho detto in passato e lo ripeto da allora, in parte citando una delle “regole d'acciaio” di Rollo Tomassi4: quando una donna, adulta e svezzata, mette delle barriere artificiali di fronte al sesso, questo non vale mai il tempo e le energie spesi per abbatterle. La trentenne che vi fa menate perché prima vuole capire se avete intenzioni serie nei suoi confronti è la stessa ventenne che non si poneva minimamente il problema allo schiuma party a Ibiza, quando l'animatore era figo e nessuno lo sarebbe venuto a sapere.
Con ciò, badate bene, non intendo dire che al sesso si debba arrivare subito. La naturale escalation fisica può prendere uno, come anche due o tre appuntamenti. Ma se lei, per intenderci, ha davvero bisogno di tre appuntamenti, non vi metterà – o almeno, non dovrebbe mettervi – nella situazione in cui questa escalation possa avvenire già al primo. Se siete arrivati sul divano di casa sua, o di casa vostra, e in quel momento vi mette un freno, gli scenari non lasciano molto scampo: c'è di mezzo una pericolosa ingenuità da parte sua, qualche inibizione riguardante la sfera sessuale, un secondo fine nel frequentarvi oppure, il più delle volte, semplicemente non le piacete così tanto e il suo blocco non è che la cartina al tornasole.
In ognuno di questi casi, il mio consiglio è quello di lasciar perdere. Non val la pena prendersi rischi per scoprire se la sua resistenza sia destinata a cedere o meno, perché anche nel migliore degli scenari avreste comunque un'esperienza poco soddisfacente. Una donna genuinamente attratta da voi, e senza idee bacate in testa, si prende i tempi fisiologici di cui ha bisogno, ma, passati quelli, non vi mette nella condizione di dover insistere per eccitarla. Non fatelo, e vi toglierete due problemi in uno.
A mali estremi, estremi rimedi
Ho affermato prima che in genere bastano poche ore di vera interazione per capire se una donna debba destarvi grossi timori all'idea di andarci a letto. Va da sé che se fra il momento in cui vi scambiate lo sguardo sulla pista da ballo, o il messaggio su Tinder, e quello in cui vi scambiate fluidi corporei altro non intercorre che un richiamo di accoppiamento e una corsa verso il luogo riservato più vicino, i problemi ve li state cercando. Lo dico a quelle che dopo tre drink si infilano in bagno o in macchina con dei completi sconosciuti e lo dirò a voi.
Se davvero avete a cuore la tutela di voi stessi, ricordate che, oltre a darvi un'idea della persona che avete davanti, il tempo passato assieme svolge la funzione indiretta di fornirvi elementi a supporto di un'eventuale difesa, dovessero le cose prendere all'improvviso una piega accusatoria nei vostri confronti: gli amici che vi hanno visto pomiciare, la telecamera del luogo pubblico in cui siete stati, i messaggi che vi siete mandati… tutto fa brodo nello stabilire i contorni di ciò che è successo. Sopra ogni cosa, i messaggi mandati dopo un eventuale rapporto sessuale.
Prendete la sana abitudine di esprimere come siete stati ed interessarvi a come è stata lei a sua volta. Messaggi sulla riga di “è stato carino averti qui” o “spero di averti fatto passare una serata piacevole” mostrano, fra le varie cose, che non vi fate problemi a parlare esplicitamente dell'accaduto, proprio in virtù della complicità reciproca che lo ha caratterizzato.
In realtà trovo che certi gesti di interessamento debbano essere spontanei a prescindere, ma su come abbiamo perso il contatto con l'umana cortesia ci torno fra un attimo. Questo è il paragrafo dei mali estremi: dei casi in cui, per errore o fatalità, vi siete ficcati in una situazione dove improvvisamente ed inaspettatamente avete una paura concreta che lei possa giocare un brutto tiro. Non posso quindi concluderlo senza menzionare l'estremo rimedio.
Potete usare il registratore vocale del telefono.
Non lo dico alla leggera. È ammesso registrare una persona anche a sua insaputa, purché siate presenti alla conversazione, o a ciò che sta succedendo, e sia consapevole della vostra presenza. Non è, ovviamente, legale diffondere tali registrazioni, né voglio che il mio venga letto come un incitamento a collezionarle per il gusto di farlo. Si tratta di una misura di emergenza, da utilizzarsi unicamente al fine di un'eventuale difesa legale, ed è giusto ne siate consapevoli.
Quando è opportuno arrivarci? Mi rimetto al vostro buon senso. Ma se anche qui devo far parlare la mia personale esperienza, unita alla lettura critica dei vari articoli di cronaca che forniscono un po' del pregresso, tre sono i casi relativi alle circostanze immediate in cui ho visto la maggior propensione da parte di una donna a minimizzare o negare la propria intenzionalità in un rapporto sessuale:
– Quando il comportamento dell'uomo con cui è andata a letto, o qualcosa di nascosto che viene a scoprire su di lui, la fa pentire all'istante.
– Quando teme un forte danno alla propria reputazione, ad esempio se viene vista da gente che conosce ridursi in condizioni pietose e poi andare con qualcuno da cui, sobria, starebbe alla larga.
– Quando viene scoperta da un fidanzato geloso o in alcuni rari casi, specie se ragazzina, un genitore particolarmente rigido sulle questioni sessuali.
I primi due, spero di starvi sufficientemente incoraggiando ad evitarli e basta. Il terzo è quello che può cogliervi di sorpresa. E personalmente, quando viene fuori dal nulla un fidanzato che fino all'attimo prima era stato tenuto nascosto, magari appunto dopo la chiamata improvvisa e inaspettata di lui, è dove sono più propenso ad alzare la guardia.
Ciascuno ha i propri trigger di panico. Qualsiasi sia il vostro, va da sé che, all'atto stesso di indossare un metaforico giubbotto antiproiettile, la prima cosa a cui si dovrebbe pensare e provvedere sarebbe andarsene dal luogo della possibile sparatoria. E questo senza togliere al fatto che, ahimé, in alcune rare situazioni il tentativo stesso di fuggire può essere ciò che porta l'altro a premere il grilletto. Doveste arrivare a viverla, cosa che non vi auguro, riflettete quantomeno su come ci siete finiti, e come potreste evitarla in futuro.
Non prendete, vi prego, l'abitudine ad indossare questo giubbotto “per precauzione” ogni volta che avete a che fare con un'altra persona. Sarebbe un mondo davvero triste se arrivassimo ad avere questo livello di diffidenza gli uni verso gli altri. E qui, direi, viene il consiglio con cui mi sento di chiudere questo pesantissimo articolo.
Restate umani
Rileggete il primo dei tre casi che ho menzionato poco sopra. Fra uomini etero, non siamo in molti a poter dire di esserci sentiti usati come meri oggetti masturbatori, e meno ancora di esserci rimasti male. Ma fra donne, per quanto ormai sia di moda credersi uomini con una marcia in più, questa sensazione è uno dei motivi più frequenti di rimorso per essersi lasciate andare con qualcuno.
Nelle ultime generazioni, forse a causa del martellamento costante all'efficienza sopra ogni cosa, forse per rigetto nei confronti della religione e di tutto ciò che vi rimanda, abbiamo preso il vizio di sottovalutare l'importanza psicologica dei rituali. Fra questi, non solo il rituale del corteggiamento, ma anche quello della cortesia. Quando il cameriere ci porta il piatto sul tavolo sta solo facendo il suo lavoro, pensiamo, e non ci viene da guardarlo negli occhi e dirgli “grazie” in modo sentito. Però dovremmo. E non per questioni moralistiche, ma perché ne abbiamo bisogno, noi come lui, per vivere l'esperienza con una sensazione di umanità.
Dove voglio arrivare? Beh, state cercando di portarvi a letto una donna appena conosciuta. Di per sé non vi importa nulla di lei come persona. Non fingete diversamente, lo so che è così. Vi risparmio gli studi in cui per mezzo di risonanze magnetiche hanno osservato che quando un uomo vede una donna che lo eccita nel suo cervello si attivano le aree deputate all'utilizzo degli utensili e mi attengo ad un “lo capisco, sono un uomo anch'io”. Aggiungo pure, fuori dai denti, che per come si comportano in certi contesti, alcune non invitano una maggior considerazione o riguardo verso di sé.
Ma dategliene lo stesso.
Rivolgetele quella piccola attenzione in più anche quando non ne vedete il motivo, anche quando vi sembrerebbe di farlo solo per facciata; diventerà genuina nel momento in cui vi accorgerete di come cambi l'intera dinamica, di come apra alla possibilità che l'esperienza non sia solo un atto meccanico fra completi sconosciuti che poi, forse, eventualmente, cominceranno a considerarsi persone.
Superate questa prima barriera e spesso tante altre cose piacevoli verranno da sé. Magari vi scambierete una confidenza o un'opinione su un argomento complesso, o vi soffermerete su un oggetto della vostra o della sua stanza e ve ne racconterete la storia. Magari lancerete due battute stupide mentre siete nudi e anche il sesso avrà tutto un altro sapore. Magari, per restare in tema di sapore, dopo vi verrà fame, aprirete il frigo e vi farete uno spuntino disgustoso prendendovi in giro perché non c'è nulla a parte formaggio grattugiato e würstel. Magari uno dei due andrà in bagno e farà una scoreggia vistosa ridendo mentre l'altro sta ancora mangiando.
Magari tutto questo vi farà venir voglia di rivedervi, magari no. Ma in ogni caso non avrete paura che lei vi deumanizzi come mostri, perché per primi l'avrete trattata con il riguardo e la confidenza che ci si dà solo fra esseri umani.
Non starei con la mia ragazza da due anni, al momento della stesura di questo articolo, se la prima volta che sono andato a letto con lei non le avessi chiesto, per pura cortesia, “vorresti che mi fermassi a dormire?” e lei non mi avesse risposto “sì, mi farebbe un sacco piacere”.
E se non le avessi cagato sul pavimento, ma questa è una storia per un'altra volta.
The Rational Male (2013)
breve, leggero e non controverso... ROFL...
Adoro come riesci ad esporre le problematiche maschili senza fossilizzarti sul vittimismo stile incel o sulla misoginia stile mra. Sei uno dei pochi che riesce a dare almeno l'idea di un quadro ampio ma coerente, senza cadere nel cerchiobottismo crepaldiano.
Anche se (ovviamente) non concordo con tutte te tue idee devo dire che ogni articolo che scrivi mi ha sempre dato interessanti spunti di riflessione.
Continua così ! Un saluto.