Tutte quelle discussioni inutili con la vostra fidanzata
Una guida pronta all'uso per capirle, fronteggiarle, evitarle
Era l'aprile 2020 quando ho scritto la prima versione di questo articolo, che ha fatto da base al video pubblicato su YouTube poco tempo dopo.
Il mondo si trovava nel pieno del raptus di panico e follia collettiva responsabili per aver acceso la miccia di una sequela di decisioni di ordine pubblico che ai tempi, forse in modo troppo caritatevole, trovavo discutibili, e il senno di poi mi ha portato a considerare aberranti e scellerate. Anche su questo, ho scritto una serie di riflessioni che sono diventate a loro volta un video; un off-topic dai miei usuali temi, che però ho sentito il dovere etico di fare.
A ispirarmi nel tirare fuori qualcosa di specifico sulla gestione delle liti domestiche era stata la notizia di un vademecum, pubblicato dal “Ministero per gli Affari Femminili” della Malesia, che consigliava alle mogli di prendersi cura del proprio corpo, vestirsi bene e non rompere le palle ai mariti per evitare conflitti durante la convivenza forzata della quarantena.
Come prevedibile, la questione è diventata per un breve momento motivo di scandalo internazionale, e il Ministero ha dovuto scusarsi. Con le femministe occidentali, s'intende. Le malesi, d’altronde, vivono tutt'ora sotto una monarchia federale islamica e hanno problemi più seri a cui pensare che incazzarsi per un poster in cui gli si dice di truccarsi anche a casa.
Ma giacché in questa parte del globo viviamo nell'opposto, curioso paradigma per cui gli uomini debbono incassare qualsiasi ramanzina sulla propria inadeguatezza da media e istituzioni, mentre anche solo suggerire che le donne possano a loro volta comportarsi meglio relega i temerari ad essere voci di nicchia, considerate misogine e maschiliste, il meglio che posso fare da questa posizione è dare appunto consigli ai primi. Consigli su come essere più adeguati, sì, però in un modo che li porti a soddisfare il proprio interesse.
Ecco dunque il mio vademecum, cari amici, su come evitare le discussioni più inutili con la vostra moglie o compagna.
Le discussioni più inutili! Ci tengo a mettervi enfasi, perché già riuscire a valutare quali rientrino nella categoria è un compito ingrato, reso ulteriormente difficile dal mantra della comunicazione über alles, che instilla in molti un mal posto senso del dovere di dar corda ad ogni stupidaggine che esce dalla bocca della propria partner.
Non cadete in questo errore, o farete la fine che ho fatto io nella mia prima convivenza: a furia di “in una vera coppia ci si dice sempre tutto”, mi son trovato una compagna per cui sentirsi validata dal mio ascolto costante di ogni suo problema era diventato più importante che cercare di risolverselo, e per cui giustificare nei minimi dettagli ogni mio comportamento si era reso necessario per non farle pensare che le stessi nascondendo qualcosa.
Non cadete altresì nell’errore opposto, o farete la fine che ha fatto il mio migliore amico nella sua prima convivenza: a furia di “non perdo tempo a spiegarmi con una ragazzina immatura”, si è ritrovato con tutte le sue cose sul marciapiede, scaricato dalla ragazzina immatura, che nel frattempo aveva incominciato a farsela col padrone di casa, da cui si sentiva più considerata. Ed ora, anche il suo sogno di vedere questa storia raccontata sul mio blog è stato esaudito.
È giusto mettervi in guardia da ogni eventualità. Se vi state chiedendo come evitare le discussioni inutili, tuttavia, evidentemente tempo a far andare la bocca ne perdete più di quanto vorreste. È quindi più probabile siate inclini a fare il mio errore piuttosto che quello del mio amico, ossia sopravvalutare l’utilità di discutere certi argomenti, dedicarvi più attenzione di quella che meritano e, soprattutto, trattarli come se fossero razionali quando non lo sono.
In tanti, sentendosi in dovere di dare consigli pur non capendone una sega delle dinamiche di una relazione di coppia, ripetono a pappagallo che essa è “un rapporto fra pari”, che i problemi dipendono da una “mancanza di comunicazione” e quindi “si risolvono parlandone”. Questi slogan molto politicamente corretti mancano, ahimè, di riscontro con la realtà, come ben sanno tutti quegli uomini che, ad esempio, cercando di aprire con la moglie un discorso volto a capire perché non si batta mai chiodo, si sentono rispondere stronzate come “forse se mi aiutassi di più in casa sarei rilassata e mi verrebbe voglia”; stronzate a cui spesso persino terapeuti di coppia qualificati danno credito, a dimostrazione di quanto la cattura ideologica sia pervasiva su certi argomenti.
E di quanto valgano, all'atto pratico, certe qualifiche; ma di questo parlerò a tempo debito.
Per ora, mi importa far chiarezza su due concetti fondamentali: il primo è che la coppia è sempre soggetta ad una gerarchia interna, sia questa fissa o mobile, esplicita o implicita; il secondo è che la comunicazione serve a risolvere uno specifico tipo di problemi, e per funzionare bene in tal senso dev'essere aperta, logica… deve “voler dire ciò che dice”, e aver come scopo quello di trovare una soluzione concreta.
Già, peccato che la comunicazione femminile non funzioni così.
Lasciate che vi sblocchi un ricordo: un geniale video su YouTube intitolato “It’s not about the nail” (“Non è il chiodo il problema”): una coppia, lei parla di come non si sente bene e lui cerca di farle notare che ha un chiodo piantato in fronte; lei si arrabbia, insiste che non è il chiodo il problema e che lui non è capace di ascoltare.
Beh, quando la vostra consorte si lamenta di qualcosa, molte volte “it's not about the nail”. Ma se non è il chiodo il problema… qual è?
In genere, ogni discussione che non rientra nel campo della comunicazione aperta – per intenderci: “questo è il problema, questo è ciò che dobbiamo fare per risolverlo” – può essere grossolanamente piazzata in una mappa a due coordinate. La prima identifica la squadra per cui l’altra persona sta tifando: “contro di voi” oppure “per voi”. La seconda è il modo in cui si percepisce: “superiore a voi” o “inferiore a voi”.
Quando una donna tifa contro di voi e si sente superiore in status, avrete le classiche mancanze di rispetto esplicite, gli insulti, le umiliazioni davanti ai figli, davanti agli amici o in privato. Quando tifa contro di voi e si sente inferiore in status, avrete un atteggiamento passivo-aggressivo, frecciatine continue, accuse anche gravi basate sul nulla pur di scatenare liti. Tutto ciò che dirò da qui in seguito parte dal presupposto che non siate in nessuna di queste due posizioni, perché se lo siete avete un problema ben più grave di “mia moglie rompe le palle per stupidaggini” ed è il caso cominciate a chiedervi come ci siate arrivati.
Quando una donna tifa per voi e si sente superiore in status, avrete un cosiddetto fitness-test, una sorta di prova di idoneità volta a capire dove sono i vostri paletti e fin dove può spingersi. Quando tifa per voi e si sente inferiore in status, avrete un cosiddetto comfort-test, una ricerca di rassicurazione sulla vostra presenza e sulla stabilità della relazione.
Sì, una donna vi testerà periodicamente, anche quando tifate per la stessa squadra, la vostra, e va tutto alla perfezione. Accettate questo fatto: vostra moglie non è la vostra migliore amica, e per continuare a sentirsi attratta da voi e sicura della relazione nel lungo termine avrà bisogno, almeno ogni tanto, di verificare che siate sul pezzo, che soddisfiate ancora i requisiti che l'hanno portata a scegliervi. Badate, il più delle volte non si tratta di un complotto deliberato per vedere come reagite, ma di un’azione inconscia, che avviene e basta, come un riflesso. Preoccupatevi nel momento in cui smetterà di farlo, perché significherà che ormai avrà perso interesse nei vostri confronti.
Un modo in cui questo può succedere è, appunto, continuando a fallire i suoi fitness-test. E se siete miei lettori o ascoltatori affezionati, come anche se avete la giusta esperienza, saprete che molte delle sue pressanti richieste non sono che quello. Non vi stupirà, dunque, sentirmi dire che accontentarla sempre sia un biglietto di sola andata per portarla a perdere il rispetto della vostra capacità di tenerle testa e, in ultima istanza, a stufarsi di voi.
Una donna vuole un uomo che sappia dirle di no. Che notizia sensazionale!
Fa parte del tanto rinnegato gioco di dominanza e sottomissione che caratterizza il rapporto di ogni coppia e che, tendenzialmente, in quelle eterosessuali vuole sia l’uomo a portare i pantaloni. Ma senza farlo notare troppo, almeno al giorno d’oggi. Grazie all’emancipazione della donna, infatti, al giorno d’oggi l’uomo si trova a gestire un delicato gioco di equilibri in cui per piacerle deve comunque essere più alto, più fisicamente prestante, più maturo, più colto, più ricco e più assertivo di lei, ma non sbatterglielo in faccia in modo così palese da toglierle l’illusione di avere un rapporto fra pari.
Cyndaquil usa VERITÀ NON RICHIESTA!
In genere, una donna non ama le cose troppo esplicite. Sempre in genere, sarà ben lieta di farsi dominare, adorare e, al momento giusto, oggettificare da un uomo che soddisfi i suoi requisiti, uno dei quali è saper esercitare questa dominanza in modo fluido, cedendola quando è il caso, e senza il continuo bisogno di ricordargliene l’essere in atto. La soluzione, dunque, per farvi valere in modo amichevole quando cerca di mettervi i piedi in testa, è capire il gioco a cui sta giocando e… giocarci.
Per spiegarvelo farò un paragone leggermente forzato, ma che i genitori coglieranno al volo: se la vostra bimba di quattro anni chiama con insistenza la vostra attenzione, posto che non cominci a piangere o urlare in modo molesto, le rispondete scaldandovi e ribadendole ad alta voce chi è che comanda, oppure dicendole “fai la brava, pestifera!”, ridendo e arruffandole i capelli?
Ecco, quando la vostra compagna fa i capricci, o cerca di buttarvi giù in modo infantile, non incazzatevi, non rispondetele male, non datele mezzi per farla diventare una discussione seria. State al gioco, ridete, prendetela un po’ in giro. Fatele capire che non c’è competizione.
Darvi degli esempi concreti sulle parole da usare è difficile, purtroppo. Se io dico “non montarti la testa solo perché ora hai il diritto di votare e di guidare”, la mia ragazza – quella attuale, perlomeno – capisce al volo che non sono serio e tendenzialmente apprezza il mio umorismo becero. Soprattutto, sa rispondermi a tono con un “oh, poverino, per mandare la tua mascolinità in crisi è bastato toglierla dalle categorie protette” e prenderci in giro a vicenda diventa un modo per stemperare la discussione. Ma se vostra moglie è una che sbotta per una scoreggia nella stessa stanza, sarei avventato a suggerirvi di fare come me. Siate irriverenti, sì, ma nella misura concessa dal rapporto che vi siete costruiti.
E se questa misura è zero, chiedetevi se la relazione ne valga davvero la pena. Voler sempre mantenere dei toni seri non è una dimostrazione di virtù, tanto meno di serietà. Se ritenete che lei stia facendo dei capricci da bambina, prenderla sul serio è una delle cose peggiori che possiate fare, perché le insegnerà che quello è il modo in cui farsi ascoltare e avere ciò che vuole.
Ciò vale anche nel caso in cui non sia in atto una competizione di status, ma piuttosto una scarica improvvisa di ansia, tristezza ed emozioni negative per una ragione del tutto irrazionale, cosa che chiunque abbia mai avuto a che fare con una donna ha visto succedere almeno qualche volta. Sì, le donne sono creature ansiose. Al fine di una società realmente egualitaria, ogni uomo dovrebbe subire nella vita un processo penale per falso ideologico ai danni dello stato per riuscire ad empatizzare con i livelli di ansia che una donna prova andando a fare la spesa al Carrefour con le buste dell’Esselunga.
Ci sentiamo spesso dire che il nostro vizio – da cui io stesso non sono esente – di presentare dati, numeri e fatti volti a dimostrare l'infondatezza di questa loro ansia, pensando di calmarle per convincimento razionale, venga da una mancanza di empatia, ma in realtà trova origine nel modo diverso in cui processiamo gli stimoli, in particolare quelli che ci suscitano emozioni negative: noi, di riflesso, li analizziamo in maniera logico-deduttiva, e congetturando su come risolverli otteniamo l'effetto di calmarci; loro, viceversa, si focalizzano sull'emozione negativa in sé, ed essa diventa la loro realtà, vera e tangibile, al punto che processare lo stimolo non ha più alcun effetto su di essa.
Per questo potete dimostrare platealmente che l’astrologia è una stupidaggine ad una che vi chiede con serio entusiasmo il segno zodiacale, e vi risponderà che ci crede lo stesso, perché “lo sente e basta”.
Potete far vedere una carrellata di dati rassicuranti ad una convinta che girare per strada la sottoponga ad un perenne rischio di essere rapinata, violentata e uccisa; potete anche mostrarle la pagina Wikipedia dedicata a descrivere proprio il fenomeno sociale della paura sproporzionata che le donne hanno di subire crimini violenti nonostante le statistiche mostrino come in quasi ogni paese del mondo gli uomini ne siano sensibilmente più a rischio, e non diminuirà questa sua paura.
Potete far notare ad una ossessionata col vittimismo femminile che il Covid ha ucciso quattro volte più uomini che donne, e vi risponderà comunque che sono state le donne a rimetterci di più perché erano quelle in prima linea a combattere l’emergenza nelle strutture sanitarie, ma in qualche modo anche quelle che più subivano la costrizione in casa; casa dove soltanto loro si occupano dei figli, rischiano in ogni momento la violenza dei mariti, i ruoli di genere le schiacciano; e tutto ciò che è avvenuto, naturalmente per colpa del patriarcato, è stato un'ulteriore passo indietro rispetto agli sforzi fatti per emanciparle. Sì, ho sentito per davvero affermare ognuna di queste cose nel corso dell'anno 2020, nessuna in un modo quantificabile o dimostrabile, tutte da ritenersi vere sulla base della sensazione di chi le sosteneva. L’intuito femminile è infallibile, in fin dei conti.
Ci ironizzo in modo pungente sopra, ma è importante capiate che tutto ciò non è un bug, bensì una feature, come dico spesso delle attitudini psicologiche femminili difficilmente comprensibili agli uomini. La nostra diversità è in larga parte frutto delle diverse pressioni evolutive1 a cui siamo stati sottoposti nel corso della storia della nostra specie: mentre noi, a grandi linee, eravamo i primi responsabili del funzionamento delle “cose” – intese come utensili, infrastrutture, gerarchia del gruppo – loro lo erano delle persone, ed in particolare dei bambini. Va da sé che i nostri cervelli abbiano creato degli incentivi diversi per permetterci di svolgere meglio i nostri rispettivi compiti.
Il che non è una considerazione di merito su quali questi debbano essere adesso, che non vi è più la stessa necessità di ruoli di genere così vincolanti, ma resta un fatto da tenere a mente se si vuole evitare di cascare dal pero quando si fa ogni cosa possibile per creare pari opportunità lavorative e ciò porta le differenze fra i sessi ad amplificarsi anziché a ridursi2 o, molto più in generale, ci si aspetta che una donna media razionalizzi le cose come un uomo medio e si finisce a litigare per incomprensioni facilmente superabili se solo si è pronti a vederle dall'altro punto di vista.
Quando una donna prova un forte stato emotivo rispetto a qualcosa, contraddirla con dati, numeri e fatti la manda su tutte le furie perché le comunica “il tuo stato emotivo è sbagliato”; cosa di cui potete anche fregarvi se il vostro unico scopo è aver ragione, ma cercare di calmare la vostra fidanzata, moglie o compagna in questo modo quando si sta facendo prendere dall’ansia rischia di portare la discussione dal “sono con te e ti sto chiedendo conforto” al “sono contro di te”. Per evitarlo, prima di pensare a dimostrarle che i presupposti della sua ansia sono esagerati dovete placare la sua emozione, senza cadere nella trappola di darvi troppa corda.
Ricorderò sempre il primo attacco di gelosia della mia ex compagna. Convivevamo da tre o quattro mesi, ero uscito per conto mio con un amico e un’amica mentre lei era a lavoro. Nessun problema, finché un suo collega non le ha messo una pulce nell'orecchio dicendole “ma ti fidi che esca con questa tipa?” ed è andata in ansia, non vedendomi rispondere immediatamente ai messaggi. Quando siamo tornati entrambi a casa, mi ha sottoposto ad un interrogatorio infinito sul mio rapporto con la mia amica e su cosa avessimo fatto. Stava delirando per nulla. E io, da “bravo fidanzato”, ho preso tutto il tempo necessario a tranquillizzarla, risposto ad ogni sua domanda, spiegato per filo e per segno come fosse andata l’uscita, quanto fossimo rimasti soli e ripetuto mille volte di non avere alcuna intenzione di tradirla.
L’ho fatto pensando che spendere delle energie extra per rassicurarla in quel momento sarebbe servito, a lungo termine, a far sì che si fidasse di me e che certe scene non avessero bisogno di ripetersi, ma mi sbagliavo di grosso. Nel tempo, le sue paranoie sull’idea che l’avrei tradita si sono fatte sempre più frequenti e necessitanti di maggiori misure di contenimento, finché non è arrivata a prendersi male vedendomi anche solo scambiare due parole con un’altra donna, far caso ai “mi piace” che ricevevo su Facebook, dirmi dove potessi e non potessi andare a farmi un weekend per i fatti miei se lo avessi voluto, convincersi che volessi sapere i suoi orari di lavoro per invitare qualcuno a casa, scrivere alle mie amiche chiedendogli se ci avessi mai provato con loro.
L’esempio è estremo, ma ritengo il concetto sia universale e, per una volta, valido in maniera perfettamente simmetrica fra i sessi: non date mai corda ad un comportamento del vostro partner che non volete incentivare. Resistete all’impulso di giustificarvi, spiegare, scusarvi e razionalizzare davanti a quella che ritenete una paranoia eccessiva, o non farete che validarla.
Come avrei dovuto comportarmi in quel momento? Beh, dirle di piantarla dopo cinque minuti e rifiutarmi di continuare la conversazione sarebbe stata già una buona idea, ma un’alternativa più elegante avrebbe potuto essere una mossa di Judo verbale chiamata “concorda e amplifica”.
Quando è chiaro che lei sta partendo per la tangente, mantenete la calma e rincarate la dose di nonsense. Portate le sue premesse alle conclusioni più inverosimili e grottesche, ma fatelo con una chiara vena di ironia affettuosa.
“Ommioddio, ci hai beccati! Abbiamo parlato mezz’ora e adesso progettiamo una fuga d’amore. Ero proprio tornato a casa a prendere le mie cose di nascosto e invece eccoti qui! Come faccio a dirglielo adesso?”
Prendetela in giro in un modo che non la faccia sentir cretina per aver provato delle sensazioni e, se è una persona ragionevole, magari dopo essersi arrabbiata ancora di più per un attimo e avervi tirato due insulti, comincerà da sé a rendersi conto di stare esagerando.
Se invece è una matta da legare, sarà un ottimo modo per scoprirlo e cominciare a capire come allontanarvene; cosa che, inutile a dirsi, avrei dovuto fare molto prima con la mia ex. E lei con me, intendiamoci. Non sono mai arrivato ai suoi livelli di abuso, ma non sono certo una vittima senza peccato.
Onde evitare che sfugga, lo ripeto ancora: mantenete la calma, è fondamentale. In una relazione di coppia che funziona come si deve, la vostra compagna vi cercherà istintivamente per esser rassicurata quando è ansiosa o arrabbiata e non riesce a calmarsi da sola, anche se quest'ansia e questa rabbia non sono dirette a voi. Il che non significa dobbiate sempre acconsentire a rassicurarla, e l’esempio che ho fatto dimostra proprio il contrario, ma è importante non mettiate benzina sul fuoco lasciandovi prendere dalla sua agitazione, o le conseguenze si riverseranno sulla sua fiducia nella vostra solidità a lungo termine, non solo sul litigio in corso.
Imparate a reagire nel modo giusto alla sua emotività e renderete più contenti sia voi che lei, evitando un sacco di litigi inutili. Si lamenta che non la portate mai fuori a ballare? Non puntualizzatele che ce l’avete portata il mese scorso, non sta facendo una conta. In quel momento vuole andare fuori a ballare e non può, quindi è arrabbiata e il modo in cui si sente diventa la sua realtà: in quel momento non la portate mai fuori a ballare, stronzi che non siete altro! Ora si aspetta che vi scusiate, ottenendo così di farcisi portare, oppure che rispondiate dandole un espediente per litigare, giustificando così la sua rabbia.
Naturalmente, non scusatevi. Le vostre scuse sono come i suoi ovuli: ne avete un numero limitato e man mano fan sempre più fatica ad attecchire. Ma già che almeno non son vincolate ad una cadenza fissa, tenetele per quando servono davvero. Più ne abusate per stupidaggini e più non solo lei vi riterrà smidollati, ma anche poco credibili nel momento in cui doveste usarle per qualcosa di grave.
Modi di non darle l'espediente per litigare ce ne sono tanti, serve solo un po’ di inventiva nel trovarli e di pratica nell'affinarli. Aiuta molto, come già ho accennato, avere una compagna con un minimo di senso dell'umorismo, e con cui fare botta e risposta possa esser divertente.
“Non fai mai quello che ti chiedo!” “Hai ragione, non ti faccio proprio mai contenta.”
“Sei sempre così egoista!” “Non mi ritengo tale, ma capisco che tu possa pensarlo.”
“Ma puoi essere così tirchio?” “Hey, hai voluto sposare un poveraccio?”
“Non usciamo mai a fare qualcosa di carino!” “Sei tu a non portarmi mai fuori, voglio sentirmi anch’io corteggiato!”
I primi due esempi sono dei meravigliosi non sequitur con cui riconoscere il suo stato emotivo e lasciarlo cadere nel vuoto, da dirsi con un sorriso mentre la guardate ribollire spiazzata, cercando di capire come rispondervi. Gli altri due invece spostano la pressione su di lei, ma in maniera scherzosa. Il concetto portante che sto cercando di passarvi è: non abboccate alla sua esca e potrà controbattere solo prendendosi la piena responsabilità di scatenare un litigio da sola. A quel punto, sempre se è una persona ragionevole, si chiederà se ne valga davvero la pena per un capriccio.
Tutto ciò è manipolatorio? Sì, ma anche chi se ne frega. Se vi mancasse l’assertività necessaria per incalzarla con una risposta furba o lei dovesse insistere che non si tratta di un capriccio, allora è il momento di passare alla comunicazione aperta e discutere razionalmente. Ha un problema reale con voi? In tal caso saprà quantificarlo, dettagliarlo, porvelo in modo che possiate fare qualcosa a riguardo.
“Non mi porti mai fuori a cena!” “A me sembra di portartici spesso. Non è abbastanza oppure non ti piace dove ti porto?”
“Ti comporti sempre così!” “Così come? E quando è stata l’ultima volta prima di oggi?”
“In Africa ci sono bambini che muoiono di fame!” “Nominamene due.”
Ok, l'ultima delle tre non è seria, ma ho reso l’idea. Chiedetele di giustificarvi la sua emozione con dei fatti concreti a cui potete porre mano e mostratevi seriamente intenzionati ad ascoltarla, purché faccia lo sforzo calmarsi e di metterla nei vostri termini. Trasformerete il potenziale litigio a vuoto in una conversazione utile, fatta per risolvere qualcosa… oppure, molto spesso, vi accorgerete che “it’s not about the nail”.
E quando è così, non sentitevi in dovere di continuare la conversazione se ve ne siete rotti le palle. Come chiuderla? Beh, dirle di stare zitta un attimo è un’arma potentissima, che però raramente consiglio di usare, perché non vedo un gran numero di uomini averne il coraggio e allo stesso tempo la capacità di non risultare aggressivi e potenzialmente violenti nel farlo. Per fortuna, l’alternativa priva di rischio c’è: potete stare zitti voi.
Come il sesso è bello quando si ha entrambi voglia di farlo, lo stesso dicasi per la conversazione. Quindi, da oggi in poi, qualsiasi discorso non necessario per decidere qualcosa o risolvere dei problemi concreti, pensatelo come un “rapporto verbale”, alla stregua di un rapporto sessuale. E chiedetevi se ne avete piacere reciproco.
Quando voi sentite l'urgente bisogno di dar sfogo agli ormoni, ma lei non è dell’umore, può decidere liberamente di accontentarvi lo stesso, ma non è assolutamente tenuta a farlo. Se poi martellate come un trapano senza pensare minimamente al suo piacere, a maggior ragione. E ci mancherebbe pure che vi mettiate a inseguirla per casa con l'uccello in mano finché non cede. Sarebbe un gesto intollerabile.
Beh, quando lei ha bisogno di dar sfogo alla bocca, ma voi non siete dell’umore, potete decidere liberamente di accontentarla lo stesso, ma non siete assolutamente tenuti a farlo. Se poi martella come un trapano senza pensare minimamente alla vostra sopportazione, a maggior ragione. Dunque perché, quando vi insegue per continuare una discussione a cui avete detto basta, lo tollerate?
“Sei uno stronzo!” “Sì, ma almeno sono uno stronzo divertente.”