I cosiddetti “paletti”
E l'importanza di esser disposti a misure drastiche per farli rispettare
Era il 31 Dicembre 2019, e il mio turno di lavoro dell'1 Gennaio sarebbe dovuto iniziare alle 4 del mattino.
Sì, avete letto bene. Nulla per cui scomporsi, è la normalità della mansione che ricopro: si lavora anche alle feste, si lavora anche la notte. Il 31 Dicembre dell'anno prima avevo fatto una sera e smontato alle 2 del mattino, tutto regolarmente.
Sennonché, per puro scrupolo ho consultato il calendario virtuale e scoperto che il turno questa volta mi era stato posticipato di due ore, senza alcuna notifica. Dalle 6 alle 13 anziché dalle 4 alle 11.
Poter dormire due ore in più la notte di Capodanno è tanta roba, e avrei potuto esserne contento. Ma da regolamento interno, quando vogliono variarmi all’ultimo momento l'orario di un turno già programmato sono tenuti a telefonarmi e a chiedermelo, non devo scoprirlo a cose già fatte, controllando per vezzo nel mio tempo libero. Quindi ho puntato la sveglia alle 3 come previsto, alle 4 mi sono presentato a lavoro e molto serenamente ho detto che me ne sarei andato all'orario del mio turno originale.
L’episodio ben si presta per introdurre l’argomento dei paletti personali, e della faccia tosta necessaria per evitare vengano scavalcati. Più attinenti alle implicazioni nella vita di coppia, però, sono altre due storielle relative circa allo stesso periodo.
La prima ha protagonisti un mio collega e sua moglie, che stavano organizzando una vacanza. La destinazione piaceva a entrambi, ma si sono trovati a litigare su due diverse opzioni di viaggio per andare e tornare: quella proposta da lui avrebbe fatto risparmiare 300 € e diverse ore di tempo, ma lei la trovava scomoda. La conversazione avvenuta fra me e lui a riguardo è qui riassunta.
“Perché non le proponi di metterci lei i 300 € in più, se proprio insiste?” “Non li ha. Non lavora, è tutto a spese mie.” “Allora è tua anche l'ultima parola. Se quei 300 € in più pesano sul budget familiare, le dici che si va con la soluzione più economica, oppure non si va, fine della storia.” “Eh, ma poi chi la sente? Se le dico così, sclera e non la fa più finita…”
Non serve dire altro, si intuisce: il mio collega è un uomo senza alcuna spina dorsale. Si faceva e si farà mettere sempre i piedi in testa dalla moglie. Ma questa era la storiella banale da sbucciare, veniamo a quella più spinosa.
Una mia amica ha litigato col ragazzo perché lui non voleva che ci vedessimo per un caffè. Allarme rosso, maschio tossico con manie di controllo? Beh, insomma… io e lei non abbiamo avuto proprio una storia di lunga amicizia platonica. A dirla tutta, scopavamo fino al mese prima, quando lei frequentava entrambi – più un terzo ragazzo, più l'ex che in teoria aveva appena mollato – prima di scegliere di costruire una relazione con lui. Perché lui? Perché io… beh, per ovvie ragioni. In ogni caso, converrete non sia scontato che, dopo un trascorso del genere, ‘sto poveraccio avrebbe dovuto automaticamente fidarsi.
Che avrebbe dovuto fare, dunque?
Tanti non fanno proprio nulla. Quando, in una coppia, uno dei due dice di non voler tollerare un comportamento, il più delle volte parla e basta, senza alcuna reale intenzione di agire in conseguenza ad una trasgressione. E no, fare sfuriate o tenere il broncio non conta come “agire”. I suoi paletti sono di cartapesta, e ciò risulta in uno spontaneo scetticismo da parte dell'altro: in questo caso, quando lui ha detto “non voglio che tu esca con quello lì”, la naturale reazione di lei è stata sbottare e accusarlo di manie di controllo per vedere se la cosa lo avrebbe fatto desistere. Si veda il pezzo che ho scritto sui vari modi in cui le donne manipolano gli uomini.
Essenzialmente, stava chiamando il suo bluff. Sperava che lui si tirasse indietro e le dicesse “no, hai ragione, mi devo fidare di te”.
Sulle motivazioni per cui lo sperava, c'è poco da girare intorno: voleva essere libera di mettersi nella posizione in cui qualcosa “potesse accadere” con me. Se qualcosa fosse accaduto, nella sua testa non sarebbe stata colpa sua in ogni caso, perché a prendere l'iniziativa di andare oltre il dichiarato caffè sarei stato io. Ergo, di lei il suo ragazzo doveva fidarsi, e lasciarla fare. Neanche a dirlo, quando infine ci siamo visti a insaputa di lui, e io mi sono limitato a darle un bacio sulla guancia, è andata su tutte le furie.
Ma facciamo anche finta che ciò non sia successo. Scelgo questo esempio borderline volutamente, perché il punto non è chi dei due avesse ragione. Il punto è che entrambi avevano dei paletti – “non frequento ragazze che si tengono intorno altri potenziali partner sessuali” e “non frequento ragazzi che mi dicono con chi posso e non posso uscire” – e nessuno dei due ha fatto nulla per far valere il proprio. Sì, lei mi ha visto di nascosto, ma non ha risolto nulla con lui: semplicemente ha lasciato cadere la questione. E lui, per inciso, ha dimostrato di essere un pollo, non insospettendosi minimamente della cosa.
Che avrebbe dovuto fare, dunque? Reitero la domanda, riferendola a entrambi i soggetti. Qualcuno alza la mano? Tu? Sentiamo.
“Avrebbero dovuto parlarne!”
Bravissimo! L'esatta risposta che mi aspettavo da un brillante studente di quinta elementare che ha fatto i compiti e memorizzato quanto gli hanno detto in classe. Peccato che in classe abbiano detto una marea di stupidaggini. Senza nulla togliere all'importanza di una buona comunicazione, essa non è la panacea di ogni problema di coppia e bisognerebbe smettere di dipingerla come tale.
I paletti si pongono davanti alle questioni di principio, e le questioni di principio, per definizione, non sono negoziabili. Se si può cambiare idea parlandone, non va posto un paletto, e viceversa, quando si decide di porlo, parlarne è inutile: lo si fa rispettare coi fatti. Nel caso in questione, se per lui era importante, davvero importante, che lei non uscisse con altri “potenziali acquirenti”, o uomini con cui aveva un passato, nel momento stesso in cui ha cominciato a chiederlo con insistenza e si è arrabbiata davanti al suo no, i rapporti dovevano raffreddarsi. Lo stesso dicasi per lei, se davvero non voleva che lui controllasse con chi potesse e non potesse uscire: strategia di fuga al primo divieto.
Questo, per due persone che hanno appena iniziato a frequentarsi, significa dirsi “è stato bello conoscerti”, o al limite, ma proprio al limite, congelare il rapporto lì dov'è, a qualcosa di casual e senza impegno, che si scioglierà con l'arrivo di prospettive migliori. Per due persone che hanno costruito qualcosa assieme la situazione non si risolve altrettanto facilmente, ma vale lo stesso principio: ok discutere, ok cercare di risolvere, ma se un paletto è stato violato bisogna quantomeno cominciare a considerare l'idea di andarsene.
E a parole tutti dicono di farlo, ma all'atto pratico quante persone sposate, dopo un tradimento – per usare un esempio classico – prendono appuntamento con un avvocato divorzista, anche solo a scopo informativo? Dietro molti, moltissimi “ho deciso di dargli/le una seconda possibilità”, magari dopo scenate carnevalesche con tanto di valigie sulla porta, c'è una persona che è stata troppo debole per far valere i propri principi e cerca di farla passare come una concessione da una posizione di forza.
E qui viene la mia considerazione finale: non mettete un paletto se non siete pronti ad affondare la barca per farlo rispettare.
Siete sicuri di dirle “non accetto che tu esca con altri uomini”? Siete sicure di dirgli “non accetto che mi parli così”? Fate voi, non è mio intento giudicare le vostre specifiche posizioni ora. Ma non dite “questo non mi sta bene” se poi, messi con le spalle al muro, ve lo fate andar bene. Perché a quel punto l'altra persona capirà che stavate bluffando, e questo comprometterà la credibilità di ogni altro vostro paletto, presente o futuro. Allora, forse, è il caso che rivediate un po' le vostre posizioni, possibilmente prima di esprimerle.
Capire cosa si è realmente disposti ad accettare e cosa no richiede un notevole lavoro d'introspezione, nonché una certa esperienza nel relazionarsi. È il motivo per cui, e qui ci ricolleghiamo alla storia del mio collega, non si promuove una persona a fidanzato o fidanzata, o peggio ancora a marito o moglie, finché non sono stati fatti e superati tutti gli stress test del caso, con la certezza di potersi far rispettare. A meno di non volersi mettere in posizioni pietose come lui, s'intende.
Quindi, scegliete con molta attenzione i vostri paletti. Mettetene pochi, metteteli chiari, parlatene lo stretto necessario. E siate pronti ad agire di conseguenza quando uno di essi non viene rispettato. Perché se non lo siete, rimpiangerete di averlo messo.
Qualche giorno fa ho negato a mia figlia di 4 anni una cosa che mi aveva richiesto. Era una richiesta a cui in realtà avrei potuto tranquillamente acconsentire, ma le ho detto di no per pigrizia più che per reale necessita. Questo ha generato una reazione veemente, con pianti e strepiti davanti i quali stavo per cedere, ma poi ho realizzato che se lo avessi fatto avrei minato la mia capacità di far rispettare il prossimo rifiuto, che magari sarebbe stato su una questione importante e non negoziabile.
Quindi ho mantenuto la posizione e non ha avuto quello che chiedeva.
Contemporaneamente ho anche capito di essere stato un pirla per averle detto di no senza che ce ne fosse realmente bisogno, e in fin dei conti senza essere pronto a pagare il prezzo che questo "no" avrebbe comportato.
Che poi questa dinamica si ripropone spesso anche con mia moglie, con l'unica differenza che averla vinta è molto più difficile. :)
In un matrimonio, o in una convivenza con figli, oltre a dover capire bene quali sono i propri paletti e avere la certezza di farsi rispetare è altrettando fondamentale capire quali saranno quelli del partner, e quale sia la propria posizione in merito.
Perchè in questi casi far saltare il banco comporta una serie di conseguenze negative che prima semplicemente non esistevano.
E il modo migliore (e quasi unico) per poter fare una corretta valutazione è un adeguato (e lungo) periodo di convivenza.
Aggiungo un'ultima considerazione sul tuo interessante articolo: non sempre "andare fino in fondo" è la soluzione migliore, e chi concede una seconda opportunità dopo un tradimento a volte è veramente in una posizione di forza diversa da quella in cui era prima.
Non ho ancora beccato mia moglie a tradirmi, ne l'ho ancora tradita io, ma ti faccio un esempio che secondo me è attinente: qualche tempo fa mi sono trovato a discutere con mia moglie su cosa fare il weekend. Le nostre posizioni erano differenti, ma dalla mia avevo delle ottime motivazioni ( i precedenti due weekend erano stati painificati secondo i suoi programmi) e quindi sono rimasto sulla mia posizione, finchè ci siamo accordati per fare quello che volevo io.
Solo dopo che mi ha detto "ok questo weekend facciamo come vuoi tu" sono tornato sui miei passi e abbiamo fatto quello che voleva fare lei: dopotutto non era una attività che mi dispiaceva fare, e quindi ho potuto tranquillamente rimandare i miei programmi al wekend successivo senza che fosse un peso, ma forte che quella era una mia concessione, non una sua imposizione nei miei confronti. C'è una certa differenza tra perdere una posizione o decidere di concederla.
Oppure vuol dire che mia moglie è talmente un passo avanti che ha previsto di perdere consapevole del fatto che io le avrei concesso quello che chiedeva solo dopo aver avuto la sensazione di vincere la discussione... :)))
Per tornare al tuo caso iniziale avresti potuto comunque farti due ore in più di sonno, per poi far notare alla tua direzione che hai rispettato il turno per puro caso, o intraprendenza nel ri-controllare quello che non ti spettava e che se non ti avvisano dei cambi turno tuo magrado potevi non accorgertene.
Cosi saresti passato come uno zelante e dedito dipendente, avresti dormito due ore in più e comunque la prossima volta ti avrebbero avvisato.