Chi sono? O meglio, chi ero?
“Sei la personificazione ultima dell'ingegnere sfigato”, mi venne detto a vent'anni. “Se chiedessi al miglior pittore del mondo di rappresentare la sua idea di ingegnere sfigato e poi confrontassi il dipinto con una tua foto, penserei che al dipinto manchi qualcosa”, il finale a effetto.
Parole dure, ma necessarie. Un risveglio ghiacciato dopo un'adolescenza passata a sentirmi dire da persone forse più cortesi, ma certamente meno interessate ad aiutarmi, “Andrea, sei un ragazzo eccezionale, prima o poi troverai una ragazza in grado di apprezzarlo” e altre stupidaggini.
Era il 2010. Per fortuna all'epoca i gruppi di celibi involontari, quelli che adesso chiamiamo “incel”, non erano ancora così prominenti sul web. Non avendo dunque un luogo pieno di miei simili con cui poter piangere della mia miseria, incolpandone la società e al contempo facendone un marchio identitario nel quale crogiolarmi, altro non mi restò che tentarle tutte per uscirne.
Che ne è stato di me?
Negli anni a venire, da bravo nerd con compulsioni autistiche, per recuperare il mio evidente ritardo sociale presi a divorare qualsiasi libro pensavo potesse aiutarmi a capire meglio le donne, dai tomi di psicologia evoluzionistica ai manuali di seduzione, e a provarci spudoratamente a ogni occasione possibile.
Accumulai successi e insuccessi, soprattutto insuccessi, che a partire dal 2017 cominciai a documentare in una pagina Facebook, agli esordi chiamata 2 di Picche - Il ragazzo non è portato, però s'impegna.
L'umorismo politicamente scorretto e le forti opinioni sul sociale che emergevano dai miei racconti nel tempo attirarono l'attenzione delle demografiche più svariate: femministe e attivisti LGBT per cui ero, e sono tutt'ora, l'ennesima incarnazione tossica del cis-patriarcato; attivisti per i diritti maschili, redpillati ed esponenti vari della cosiddetta “androsfera” frementi di dire la loro…
…ma anche, occasionalmente, donne curiose di sentire la prospettiva sincera di un uomo senza peli sulla lingua e, sempre più frequentemente, uomini in cerca di consigli. A questi ultimi, ora che comincio a diventare vecchio e sentirmi vissuto, ho infine deciso di dedicare il grosso del mio lavoro.
Perché mi trovo su Substack?
Lo dirò senza troppi fronzoli: Facebook non è mai stato uno spazio idoneo a una seria attività di blogging, ma mi era andato bene finché non ha cominciato a punire algoritmicamente i contenuti poco allineati con le correnti sensibilità politiche. Vedendo la mia pagina arrivare alla più completa stagnazione, ho deciso di cominciare a curare meglio il mio canale YouTube e a portare qui i miei articoli significativi.
Non ho ancora messo nulla sotto paywall, ma anche nel momento in cui comincerò a farlo vorrei che la cosa non costituisse una barriera per accedere ai contenuti di più fondamentale valore didattico, quanto piuttosto una possibilità di supportarmi liberamente in cambio di qualche bonus. Chissà, magari le storie più personali, scritte un po' meglio rispetto a quando hanno fatto il loro esordio su Facebook. Ci penserò!
Sono un coach?
No, direi di no. Sono un pirla che parla su internet, sperando di dire qualcosa di utile. Visti gli argomenti che tratto, molti uomini di riflesso mi scrivono chiedendomi consulenze ad-hoc, ma per adesso l'esperienza mi ha portato a pensare che stargli dietro non sia un utilizzo proficuo del mio tempo.
Vedete, è triste a dirsi, ma la maggior parte di loro non ha comunque intenzione di seguire alcun consiglio. Non vuole davvero cambiare i propri comportamenti e cerca semplicemente un confessionale in cui sfogarsi. Qualcuno, non contento di avermi rubato ore di attenzioni senza farsene nulla di concreto, mi è persino diventato nemico.
Potrei filtrare meglio le richieste d'aiuto se fossero accompagnate da una parcella? Forse. Ma per il momento l'unico modo in cui occasionalmente mi occupo di specifiche situazioni è utilizzandole come esempio per dei casi studio che tutti possano consultare, decidendo in base alla propria sensibilità che cosa farsene.
Come leggermi?
Semplice: prendendo ciò che vi torna utile e lasciando perdere il resto, senza considerarmi un guru, un fratello maggiore o un maestro.
Se una mia intuizione vi aiuta a svoltarvi la vita in positivo ne sarò estremamente lusingato, ma restate voi i responsabili dei vostri successi, come dei vostri fallimenti. Dunque, abbiate giudizio.
Mi sentirete fare molte generalizzazioni, qualche iperbole, raramente tirare fuori una verità che ritengo assoluta. In ciascuno di questi casi, se vi trovate d'accordo con tutto quel che dico, la cosa più probabile è che non mi stiate osservando con il dovuto senso critico.
Buona lettura!
