La tragica storia dell'uomo-bambino
Come l'ostinazione a non andarsene da casa dei genitori porta ad una vita sessuale e relazionale miserabile
Vengo interpellato in misura bene o male simmetrica da uomini e donne finché si tratta di amici e conoscenti, ma i messaggi a sorpresa che ricevo via social arrivano in larghissima parte dai primi. Quando capitano delle eccezioni alla regola, difficilmente mi astengo dal commentarle.
Hey, non è colpa mia! Sono loro a vestirsi in modo provocante.
“Per la serie 'la mamma è sempre la mamma': un tipo con cui sono andata a letto l'altra sera si è ricordato nel bel mezzo dell'amplesso di non averla avvisata che non tornava a casa per cena. Dopo 7 minuti di chiamata, più del tempo passato a copulare, non gli tirava più. Era troppo imbarazzato per averci parlato nudo al telefono. Ho bestemmiato in turco.”
Per non smentire la mia sana abitudine di fare il processo alla vittima, le ho risposto che così impara, a trent'anni, a portarsi a letto uomini che ancora vivono con la madre. Al suo posto, probabilmente mi sarei fatta trovare già rivestita nel momento in cui lui ha chiuso la chiamata. Una volta tanto, credo che il pubblico femminile possa dirsi d'accordo con me.
Checché ne pensino i celibi involontari, siamo i primi responsabili del superamento di almeno alcune delle barriere che ci separano da una vita sessuale e relazionale soddisfacente. E sotto il profilo logistico, la cosa riguarda soprattutto noi uomini.
Intendiamoci, una donna ha non pochi grattacapi, con cui spesso manchiamo di empatizzare, ma in questo specifico frangente può permettersi di prendere le cose molto alla leggera. È il motivo per cui la sentirete sempre dire che, nel corso di una conoscenza, tutto dovrebbe “accadere spontaneamente” e altre stupidaggini simili: la vive così. Nel momento in cui si è fatta carina e approcciabile, ha svolto la sua parte di burocrazia. Le manca solo di presentarsi, che sia in un luogo reale o virtuale, e potrà scremare i pretendenti. Quando incontrerà quello di cui reciproca l'interesse, una cosa tirerà l'altra e tutto “accadrà spontaneamente”. Dal suo punto di vista.
Da quello di lui? Beh, da quello di lui ci sarà stato un sacco di lavoro da fare dietro le quinte affinché tutto “accadesse spontaneamente” in presenza di lei. Non solo in termini seduttivi, ma anche, appunto, logistici. Essere l'uomo giusto al momento giusto non è questione di fortuna, cari amici, è questione di lavoro: lavoro che consiste, almeno in parte, nel rimuovere gli ostacoli che potrebbero trasformarlo nel momento sbagliato.
Uno di questi ostacoli? La presenza dei vostri genitori. Mi spiace, ma qualcuno deve pur dirvelo: se a trent'anni suonati vostra madre vi prepara ancora la cena, ve la cercate una vita sessuale miserabile.
Sia chiaro, non nego che esistano situazioni di reale impossibilità a mantenersi al di fuori del nucleo familiare, ma ritengo che molti di quelli convinti di rientrare in questa casistica estrema stiano in realtà solo raccontandosi una serie di scuse per non abbandonare il proprio comfort. E se nel dire una cosa del genere do l'impressione di non sapere ciò di cui parlo, o di essere poco empatico, chiedo scusa: sarà il risultato di essere stato cacciato di casa a ventun'anni, assieme a mia sorella di diciannove.
Lei, per poter proseguire gli studi, dapprima è andata a fare la ragazza alla pari; poi ha cominciato a lavorare part-time, cercando una sistemazione con un numero di coinquilini sufficiente ad ammortizzare i costi dell'affitto: è arrivata ad averne fino a cinque, ha dovuto dividere la stanza da letto e liberarsi di almeno metà delle proprie cose.
Io ho lasciato l'università e cominciato a prendere qualsiasi lavoro trovassi, tirando a campare con cifre variabili fra i 600 e i 900 € al mese. A Milano. La mia spesa era composta da uova, yogurt, riso, legumi e tonno in scatola. La prima estate ho recuperato un ventilatore da un bidone dell'immondizia, il primo inverno l'ho passato col riscaldamento staccato. Ho dormito mesi su un materasso buttato sul pavimento, le camicie che usavo per i colloqui me le aveva passate un amico che non le indossava più.
La storia, per fortuna, ha avuto un lieto fine: mia sorella ha preso una laurea magistrale in psicologia ed io, che a distanza di un anno ho vinto finalmente un concorso per un lavoro dignitoso e qualificato, sono andato a letto con un sacco di sue colleghe universitarie. Nonostante le avversità, entrambi abbiamo raggiunto i nostri nobili intenti.
Ma potrete immaginare, ora che conoscete un po' il mio pregresso, la pervasività con cui mi assale l'impulso di prendere a schiaffi con un cuscino pieno di batterie scariche chi, finiti gli studi da un pezzo, ancora vive a casa dei genitori e mi fa discorsi come…
“Non ho un contratto stabile.” “Un appartamento in questa zona costa troppo.” “Perché andarmene da casa dei miei per stare con dei coinquilini?” “Perché buttare soldi in affitto quando posso risparmiarli?”
Fortunatamente assieme all'empatia non se n'è andata la capacità di essere diplomatico, ragion per cui in genere mi limito a dare una risposta secca.
“Per diventare adulto.”
Sia inteso, ragazzi: siete legittimati alle vostre scelte. Ma tornando all'origine del discorso, non sorprendetevi del fatto che, superata l'adolescenza, le donne preferiscano un uomo che dimostri di saper stare sulle proprie gambe. Potete dirmi che non vi importa, che voi non organizzate la vostra vita in funzione delle donne. E tanto di cappello, vi direi, se poi non vi beccassi a perdere le giornate sulle loro foto su Instagram e rosicare quando si mettono con dei cretini.
Dei cretini, sì, che però hanno quella cosa che voi non avete: il coraggio di uscire dalla propria comodità e prendersi dei rischi.
Un uomo capace di mettersi nella posizione per far sì che le cose possano “accadere spontaneamente” con una donna mostra in modo indiretto l'attitudine necessaria a crearsi le occasioni che gli servono, siano esse in amore, nel lavoro o in qualsiasi altro ambito. Viceversa, un uomo che non lascia mai il nido in attesa che l'occasione si presenti è facile si risvegli un giorno, con la stempiatura che comincia ad avanzare, senza aver mai concluso nulla. Tutto per non aver pensato che andarsene da un paesello di mille abitanti verso una città con più occasioni, svolgere un lavoro diverso da quello per cui si sente qualificato e prendersi dei coinquilini se necessario fosse un valido uso del proprio prezioso tempo.
Se siete questo secondo tipo d'uomo, vi avverto: arriverà un momento nella vita, se non è già arrivato, in cui avrete più possibilità di convincere una donna ad imboscarsi a casa vostra dicendole “vieni, ora non c'è mia moglie” piuttosto che “vieni, ora non c'è mia madre”.
Questo perché un fedifrago le risulterà comunque più attraente di un uomo-bambino.
Un uomo-bambino richiederà inevitabilmente che sia lei la figura dominante della coppia. E per quanto in molte ben si guardino dall'ammetterlo in pubblico al giorno d'oggi, le donne detestano essere la figura dominante in una coppia. Le poche a scegliere di proposito questo ruolo, nella mia personale esperienza, sono le sfortunate il cui rapporto con gli uomini è stato danneggiato da una o più pessime figure di riferimento al punto da renderle terrorizzate all'idea di mettersi in gioco con qualcuno con cui debbano negoziare e contendere ciò che vogliono, sia mai possano risultarne occasionalmente sottomesse. Si accontentano dunque di un compagno che, pur mancando di qualsivoglia sex appeal, quantomeno permette loro di tenere a bada la fobia di essere portate in posizione di svantaggio o abbandonate.
Sono certo conosciate almeno una coppia così. Rapporti impostati in questo modo possono durare anni o anche tutta la vita, almeno fintanto che lei non comincia ad assuefarsi ai blandi picchi di fierezza dati dal sapere di avere lui in mano. A quel punto, prenderà coscienza di desiderare un uomo maggiormente padrone di sé e, se avrà il coraggio di farlo, volterà pagina; in alternativa, comincerà a serbargli rancore e trattarlo senza alcun rispetto finché rimarranno assieme.
Lui, dall'altra parte, resterà per sempre risentito nei confronti delle donne e della vita. Tutto per non aver voluto fare lo sforzo di capire come funzionassero le donne, o come andasse vissuta la vita, quando era il momento giusto per impratichirsi a riguardo.
Premetto che trovo molto interessante quello che scrivi, ti leggo da anni e penso continuerò a leggerti. Sono davvero convinto che quello che scrivi possa spronare qualcuno (me compreso in passato) a cambiare e migliorare la propria vita. (Sono anche contento che ti sei spostato da Facebook, perché stavo pensando di disattivare il mio account.)
Non riesco a trattenermi dal commentare che, quando ho letto, "sono andato a letto con un sacco di sue colleghe universitarie", ho avuto la stessa sensazione di un ipotetico amico che mi dicesse "ho vinto diverse volte il campionato di World of Tanks (un videogioco)".
In altre parole, oramai ho smesso di considerare la dopamina derivante dall'andare a letto con un partner, speciale rispetto alla dopamina che deriva da altre attività. Perde anche tutta l'aura che aumenta l'autostima della persona.
Per carità, andare a letto con tante donne è una certificazione di tante buone qualità che un uomo ha, però oramai non lo vedo più speciale dalla certificazione che ti dà ad esempio un risultato in uno sport o in un'attività mentale come giocare a scacchi, giocare ad un videogioco, scrivere e tante altre cose.
Dico questo perché un tempo, ci soffrivo molto per non aver ottenuto questo tipo di certificazione. Mi piacerebbe dire al me stesso di un tempo: andare a letto con tante donne non è qualcosa di così speciale, se vuoi impegnati e realizzalo come un qualsiasi altro obiettivo. Non esserne schiavo, non ti preoccupi di diventare campione di scacchi, perché ti dovresti preoccupare di non andare a letto con tante donne?